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martedì 16 settembre 2008

Consigli per gli acquisti: Amarula


Mi viene solo ora in mente una cosa. Ho intitolato il mio precedente post, quello diviso in tre puntate: “Amarula e vecchi amuleti”. Voleva essere chiaramente un omaggio ad Agatha Christie per l’atmosfera un po’ noir del racconto anche se effettivamente i richiami alla magia nera lo avvicinano sicuramente di più a Poe che non alla regina del “crime and detection”, chiaramente con tutto il dovuto rispetto per Poe e per la Christie. Ora chi è stato in Africa e molti di voi, essendo stati miei compagni di viaggio, ci sono stati, sa certamente cosa è l’Amarula. Per chi non c’è stato e quindi forse non sa cosa è l’Amarula cerco di provvedere con questa breve nota scusandomi anche se con ritardo per aver dato per scontato cose che scontate non sono. L’Amarula è un liquore originario del Sudafrica ma diffuso un po’ ovunque nell’Africa nera. E’ un liquore cremoso, per capirci ricorda molto da vicino il Baileys anche se con un gusto più caramellato, e contiene estratti della noce di marula da cui il nome. La noce di marula, di cui più sotto potete vedere una foto, cresce su un albero tipico dell’Africa e pare che gli elefanti ne siano particolarmente golosi. Non a caso sull’etichetta dell’Amarula campeggia in primo piano l’effige di un elefante. Visto il costo non proprio irrisorio della singola bottiglia, l’uso tra i locali è molto limitato mentre la diffusione di questo liquore tra i turisti è considerevole: non c’è falò notturno che si rispetti nella savana che non sia accompagnato da una bottiglia di Amarula che gira tra i partecipanti. All’equatore fa buio presto e le notti sono lunghe a passare. Visto che nei bivacchi tendati nei parchi una volta cenato non c’è molto da fare: passeggiare infatti di notte nella savana è un’attività che sconsiglio ai più, considerata la probabilità non proprio remota di incontrare un ippopotamo o un grosso felino, rimanere a chiacchierare di fronte al fuoco è l’attività che va per la maggiore. E un po’ d’alcol aiuta il chiacchierare, rende le persone più propense a raccontarsi senza remore, ad esternare cose che altrimenti difficilmente affiorerebbero alla superficie ma anche a ridere e scherzare. E proprio durante una di queste sere, ovviamente con in corpo l’adeguato tasso alcolico derivato dall’assunzione di una robusta dose di Amarula, ho sviluppato una teoria su elefanti e noci di marula che vado qui appresso a descrivere. Gli elefanti sono animali da trattare con le dovute cautele. Oddio in Africa tutti gli animali vanno trattati con il dovuto rispetto ma gli elefanti in maniera particolare. Sono infatti di umore  facilmente mutevole e un nonnulla può urtarli nella loro suscettibilità ed indurli a scatti d’ira apparentemente ingiustificati. Non sono infrequenti casi in cui uno o più elefanti hanno caricato una jeep di turisti solo perché infastiditi dal rumore del motore o dal volume troppo alto di qualcuno degli occupanti. Se non ci credete basta che facciate una ricerca su youtube, inserendo come parole chiave: elefante e attacco, per rendervi personalmente conto con i vostri occhi di quello che dico. Ora quest’aggressività appare del tutto ingiustificata. L’elefante più ancora del leone è il vero re della savana: non possiede predatori in natura e la jeep di turisti non rappresenta certo per lui un pericolo degno di rilievo. E allora da dove gli deriva questo carattere lunatico e irascibile? Ma è chiaro! Dal fatto che per produrre tutta quell’Amarula necessaria ad accontentare la sete alcolica di turisti sempre più numerosi si è decimata la disponibilità di noci di marula in natura. Per gli elefanti è diventato sempre più difficile accaparrarsi la loro leccornia. E’ un po’ come se degli alieni atterrassero via via sempre più numerosi in Italia e facessero incetta di pomodori per prepararsi dei Bloody Mary e noi di conseguenza vedessimo diventare il pomodoro un ortaggio sempre più raro e introvabile tanto da rendere difficile la preparazione della pizza margherita. Saremmo un po’ incazzati? Si? Beh gli elefanti pure. Si lo so! E’ una teoria che fa acqua da tutte le parti: ma ve l’ho detto avevo bevuto… Comunque in quel momento di fronte al fuoco, sufficientemente alticcio mi sembrava una teoria abbastanza coerente. Preso dall’euforia del momento volevo rendere partecipe Elena delle mie elucubrazioni. Elena era l’etologa del gruppo, etologa vera: ha passato un anno intero in Tanzania a studiare il comportamento dei leoni. Ma poi ho pensato che lei era esperta di leoni e non di elefanti e forse non avrebbe capito e così la teoria l’ho tenuta per me. Probabilmente solo Paolino avrebbe potuto capirmi. Lui è vero che non è etologo: fa l’informatore farmaceutico, ma aveva studiato su un libro di etologia di Elena tutto sugli ippopotami apprezzandoli così tanto da aver manifestato il desiderio di reincarnarsi in una futura vita in uno di loro. Cinquanta anni a mollo a sguazzare nel fango senza predatori e divorando 40 kg di erba al giorno: che vita! Solo una persona che aveva dimostrato tanta sensibilità verso gli animali da immedesimarsi in loro avrebbe potuto capire cosa potevano pensare gli elefanti. Ma quella sera accanto al fuoco non c’era, chissà dove cavolo s’era cacciato. E così queste cose ora le sapete solo voi che leggete.

Lo so dovevo solo spiegare cos’era l’Amarula e mi sono fatto prendere la mano dilungandomi più del necessario ma se vi capiterà di andare in Africa, bere l’Amarula e poi magari di essere caricati da un elefante qualche idea su perché i pachidermi ce l’hanno proprio con voi ce l’avrete.

http://it.youtube.com/watch?v=GToEDTkZSic


3 commenti:

lucaft ha detto...

Resta da spiegare del perché nei tre post precedenti compaia la parola Amarula.

lucaft ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

Perché richiamava l'Africa


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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto