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lunedì 8 settembre 2008

AMARULA E VECCHI AMULETI. (Part II)


Dicevamo… la vecchia sparisce e guarda caso subito dopo il pullman è finalmente riparato e pronto per partire. Saliamo su ma non facciamo neanche in tempo ad uscire da Kisoro che subito dobbiamo farvi ritorno perché la riparazione del serbatoio non ha tenuto e continuiamo a perdere benzina. Io ci vedo chiaramente un chiaro nesso causa – effetto con la vecchia ma anche in questo caso queste considerazioni le tengo per me. Questa volta per la riparazione ci fermiamo presso un fabbro per far saldare il serbatoio. Dovete sapere che in Uganda falegnami e fabbri sono in ogni dove e Kisoro ha una ricca dotazione degli uni e degli altri con i loro prodotti artigianali: letti, porte, finestre e bare in bell’evidenza lungo la strada. Si riscende tutti dal pullman: ormai si era fatta l’ora di pranzo e il sole alto equatoriale sconsigliava chiunque dal rimanere in quella scatola di lamiera arroventata sotto il sole. Senza considerare che non è proprio la cosa più salutare del mondo rimanere all’interno di un pullman di cui qualcuno sta saldando il serbatoio pieno di benzina per di più con la vecchia ancora presumibilmente nei paraggi, aggiungo io. Questa volta la riparazione è più rapida del previsto e nel giro di neanche un’oretta si riparte direzione Mburo. Il viaggio prosegue senza ulteriori intoppi  e giunti a Mburo, una volta piantate le tende, anche questa volta in vicinanza del lago con tutto ciò che questo in Uganda comporta: andirivieni di ippopotami per tutta la notte, partiamo per un giro a piedi nel parco. Si perché Mburo è un parco naturale senza leoni che un tempo però c’erano ma che la caccia dissennata fatta loro ai tempi della dittatura di Amin ha estinto. Data la loro assenza è quindi possibile avventurarsi a piedi anche se guidati da un guardaparco con il suo immancabile kalashnikov d’ordinanza perché e pur vero che non ci sono i leoni ma è sempre vero che incontrare un leopardo o le iene o più facilmente un bufalo imbufalito completamente inermi è un’esperienza che normalmente non viene annoverata tra quelle più positive. In questa zona le lussureggianti e verdissime foreste di montagna che hanno accompagnato gran parte del nostro viaggio hanno lasciato spazio ad una terra piatta e arida che mi ricorda le savane della vicina Tanzania. E’ una bella esperienza quella del safari a piedi perché si ha modo di vedere gli animali, in questo caso zebre, bufali, kobi e impala più da vicino non essendo questi ultimi intimoriti dal rumore del motore e soprattutto da una prospettiva diversa più paritetica senza frapposizioni. Giriamo per la savana da più di un’ora quando si addensano neri all’orizzonte nuvoloni compatti portati da un vento fresco e teso che aumenta rapidamente di intensità e che non lascia presagire nulla di buono. Comincia a piovere. All’inizio in maniera lieve e l’esperienza è piacevole. L’odore della terra bagnata, le gocce di pioggia sulla pelle nuda che lavano via quello strato di polvere che ore di viaggio su strade sterrate vi hanno depositato, sono esperienze che ci fanno sentire ancora più in contatto diretto con la natura che qui nel cuore dell’Africa ci circonda prepotente. Ma la pioggia aumenta di intensità ora i vestiti sono fradici e finita l’estasi iniziale ci rendiamo conto che siamo sotto la pioggia nel bel mezzo della savana ad almeno un’ora di marcia dal nostro pullman. Quello di agosto in Uganda è la stagione delle piogge brevi e non era certo la prima volta che incontravamo la pioggia nel corso di questo viaggio ma lì, ci ha spiegato il guardaparco sotto la pioggia battente, era dall’inizio di maggio che non pioveva! Non pioveva da quasi quattro mesi! E noi capitiamo lì sotto quella pioggia rara a piedi e senza nessuna possibilità di ripararci. Io mi convinco sempre di più che quella di stamattina era una macumba e no il l’alligalli locale ballato da una simpatica vecchina del posto.

Raggiungiamo il pullman completamente zuppi e zuppi rientriamo al campo. La giornata non ci riserva altre sorprese particolari e il giorno dopo si riparte per il lago Vittoria e le sorgenti del Nilo. E qui a Jinjia avviene un’altra esperienza strana e inquietante. Arriviamo a Jinjia, il posto dove dal lago Vittoria il Nilo comincia i suo percorso che lo porterà a riversare le sue acque sessanta giorni dopo nel Mediterraneo, e qui il gruppo si divide. Una parte, tra cui io, ripartirà subito per le Sipi Falls e l’altra parte rimarrà a Jinjia a riposarsi o a fare rafting sulle rapide del Nilo. L’indomani ci si riunirà di nuovo a Jinjia per poi fare ritorno insieme a Kampala ed infine ritornare in Italia. Le Sipi Falls sono delle cascate d’acqua in un massiccio isolato tra Uganda, Kenia e Tanzania. Ho dovuto insistere per andare, siamo alla fine del viaggio e la stanchezza comincia a farsi sentire, ma  gran parte del gruppo ha condiviso l’idea di visitare un’ultima meraviglia naturale prima di ripartire per casa. Il pullman ha portato quelli che rimarranno a Jinjia a trovare una sistemazione per la notte e noi che proseguiremo per le Sipi Falls attendiamo il ritorno del pullman lungo una strada piena di bancarelle che offrono souvenir e cibo ai turisti. Siamo all’ora di pranzo e decidiamo di comprarci alcuni chapati che è una specie di piadina un po’ fritta. Io compro tre chapati e il tipo che li fa li arrotola e me li avvolge in carta di giornale. Sono appena fatti e scottano da morire. Lì appoggio su un muretto e aspetto che si freddino un po’. Quando si sono un po’ freddati apro il cartoccio di giornale e comincio a strappare pezzi di chapati che porto alla bocca con le mani. Man mano che mangio scopro parti di giornale che comincio a leggere distrattamente. Si tratta di annunci: non so dove cercano una infermiera.. mangio un altro po’ di chapati e leggo che cercano meccanici… altri pezzi di chapati e si scopre la foto di uno di cui i parenti danno la triste notizia del passaggio a miglior vita… Eh si è proprio la pagina degli annunci necrologici! Che culo! Ma non mi perdo d’animo e continuo a mangiare, la fame è fame, e scopro la foto di una donna di mezza età con gli occhi chiusi e gonfi e i lineamenti del viso tumefatti. Anche lei è morta! Evidentemente i parenti non avevano una sua foto da viva e hanno pensato bene di fargli una foto da morta. Un po’ come nel libro dei morti del film “The Others” quello con Nicole Kidman. Adesso è troppo però! Ora non ho più dubbi! Era macumba, ho sbagliato a non pagare la vecchia e a dare retta a Greta. A questo punto devo fare qualcosa per porre fine alla catena di eventi negativi! Si ma cosa?

Se lo volete sapere dovete attendere la prossima puntata.

 

TO BE CONTINUED

1 commento:

lucaft ha detto...

Ma non sarai tu che porti sfiga?


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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto