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lunedì 5 ottobre 2009

MOZAMBICO 2009 - parte 4


09/08/2009 Da Pemba a Mueda


L’organizzazione è africana. (Siamo in Africa da poche decine di ore ma ci siamo dentro fino al collo, la razionalità sembra già una chimera lontana…)

Il posto dove soggiorniamo è appena fuori Pemba in una specie di enclave sudafricana, un po’ elegante e snob sulla spiaggia. Appena arrivati, il bagno rigenerante nell’Oceano Indiano dopo il bivacco aeroportuale del giorno prima ci rimette al mondo. Poi la cena a base di pesce freschissimo finisce di ritemprarci del tutto.

Ma poi, come dicevo, subentra inattesa l’organizzazione africana. L’autobus che dobbiamo prendere per andare a Mueda parte dalla stazione degli autobus alle 5:00 della mattina.Noi stiamo fuori Pemba, lontani dalla stazione degli autobus, per cui contrattiamo un passaggio con un fantomatico autista per l’indomani mattina. L’autista è “fantomatico” perché noi non l’abbiamo mai visto ne sentito, e per quello che mi riguarda potrebbe anche non esistere affatto o per lo meno essere reale quanto lo è Zorro. Infatti la contrattazione del passaggio non l’abbiamo portata avanti noi ma la suora che ci è venuta a prendere all’aeroporto (eh si poi alla fine è arrivata…).

Comunque l’accordo, raggiunto per interposta persona, prevede che il tipo passi a prenderci alle 3:00 del mattino (o forse dovrei dire della notte) perché siamo tanti e forse dovremo fare due viaggi. Per cui la sveglia è fissata per le 2:00!!! (Si, si avete letto bene: le due)

A fronte di questa organizzazione militare gli eventi non potevano che svolgersi , per contrappasso, in maniera “africana”. E così la sveglia che doveva suonare alle 2:00 non suona e ci svegliamo alle 3:00 e solo per merito di una maledetta zanzara che non mi ha dato pace per tutta la notte. Ma questo ritardo stranamente non sembra preoccupare nessuno. Sono le 3:30 quando siamo pronti per la partenza. Ma a questo punto dell’autista neanche l’ombra!

E non è che non c’è perché siamo arrivati in ritardo, ma perché non è proprio mai venuto, come ci conferma la guardia all’ingresso del lodge (in Africa per evitare furti ai danni dei turisti , all’ingresso di ogni attività ricettiva c’è sempre una guardia armata). Comunque aspettiamo in trepidante attesa ma invano e quando ormai stiamo disperando di partire, la guardia ci dice di conoscere uno che ha un camion che abita poco lontano e che forse ci potrebbe portare tutti alla stazione degli autobus.

Così ci avviamo a piedi carichi di tutti i nostri zaini che sembrano ad ogni passo sempre più pesanti. Ed è solo dopo una mezzora di marcia notturna che arriviamo alla casa di colui che dovrebbe trasportarci col suo camion. E dico dovrebbe perché dalla casa, avvolta dal buio e dal più profondo silenzio (d’altronde sono le quattro del mattino o meglio della notte) non giunge alcun segno di vita nonostante la nostra guida bussi alla porta con fare alquanto inurbano vista l’ora antelucana. Poi però all’improvviso esce dalla porta il nostro autista fresco e riposato come una rosa, a dispetto dell’ora, e si accorda rapidamente con noi per un prezzo tutto sommato ragionevole. E così dopo un tragitto di neanche dieci minuti a bordo del cassone del camion arriviamo alla stazione degli autobus. E siamo anche in anticipo rispetto alla nostra tabella di marcia!

E contro ogni previsione partiamo in perfetto orario neanche fossimo nella Bus Station di Londra.

Siamo a bordo del nostro autobus di linea, abbiamo i nostri posti a sedere e tutta la giornata ancora davanti anche se ci sembra di esserci svegliati una vita fa.


Il lodge dove abbiamo alloggiato a Pemba è un posto costruito da sudafricani per turisti sudafricani. Abbiamo trascorso la cena in mezzo ad una combriccola di tifosi del rugby sudafricani che carichi di birra hanno supportato con canti e grida la loro nazionale che affrontava gli All Blacks neozelandesi di fronte ad un maxi schermo televisivo. Noi abbiamo mangiato pesce ma c’era anche la pizza, che tra l’altro non sembrava neanche male. Stavamo nel cuore dell’Africa ma sembrava di stare in un pub inglese.


1 commento:

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