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giovedì 27 novembre 2008

LA ZETA DI ZORRO ZALESKY


Zalesky. Vi dice niente questo nome? No? Neanche a me diceva niente fino alla settimana scorsa poi però mi è capitato di sentirlo nominare in più di un’occasione in qualche trasmissione giornalistica ma sempre di sfuggita, a mezza voce da parte degli addetti ai lavori. La cosa mi ha incuriosito e mi sono informato (potenza di internet…) e ora vi riferisco quello che ho capito. Vi premetto però che trattandosi di argomenti finanziari non vi posso garantire che tutto quello che leggerete sarà esente da qualche imprecisione ma mi perdonerete, faccio l’ingegnere….

Allora Romain Zalesky (Mr Z da qui in avanti) è un uomo d’affari francese, è nato a Parigi nel 1933, di origine polacca che dopo un passato da dirigente per importanti gruppi francesi si è trasferito in Italia dove acquista quote azionarie e il controllo, in qualità di general manager, della Carlo Tassara che è una holding specializzata nella trasformazione dei metalli. E fino a qui niente di male. Ma poi decide di lanciarsi nella finanza e qui la cosa si fa più interessante ma anche più complicata.

All’inizio le cose gli vanno bene anzi più che bene, visto che grazie a soldi presi in prestito da Banca Intesa, la cui dirigenza è vicina a Mr Z, mette a segno ingenti speculazioni di borsa giocando su titoli di colossi industriali italiani quali Falck, Edison e Montedison. Tali speculazioni lo portano a essere tra i primi 500 uomini più ricchi del mondo e le sue holding con sedi in paesi dal fisco allegro, Lussemburgo e Paesi Bassi ma anche Hong Kong e Bermuda, prosperano.  La fortuna e la facilità di queste operazioni hanno attirato così l’attenzione, non certo disinteressata, di altre banche principalmente italiane. E con l’assistenza economica dei nostri principali istituti di credito (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Bpm) ma anche delle estere Bnp Paribas e Royal Bank of Scotland, il nostro Mr Z si è dato a raid spregiudicati in borsa a seguito dei quali si trova in portafoglio una impressionante serie di partecipazioni in importanti società quotate.

Il meccanismo ricorda tanto quello già visto ai tempi della scalata alla Telecom da parte di Tronchetti Provera.: le banche prestano i soldi e i prestiti sono garantiti dal pegno delle azioni detenute. Ora fintanto che le azioni restano su valori elevati va tutto bene ma se il valore invece crolla come è successo in seguito all’attuale recessione economica allora i prestiti non sono più garantiti. E allora le banche chiedono i rientri delle esposizioni finanziarie.

Per dare l’ordine di grandezza della portata del fenomeno basti pensare che il nostro Mr Z è esposto con le banche per circa 6,2 miliardi di euro a fronte di partecipazioni azionarie, che una volta erano di pari importo ma ora con il crollo delle borse non lo sono più. Per capirci 6 miliardi di euro è la cifra che occorrerebbe al governo per detassare la tredicesima ai lavoratori italiani come misura anticrisi e che il governo non può permettersi per mancanza di liquidità.

E a noi che ce ne cale di tutto ciò? Infatti dopo tutto Mr Z opera per conto proprio e dovrebbe essere responsabile del suo operato. Il problema è che nel portafoglio ci sono quote azionarie consistenti del gotha dell’economia nostrana:  Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Generali, Ubi Banca, A2A, Edison, Mittel, Cattolica, Bpm, Mps. E si, avete capito bene,  alcune banche hanno prestato soldi a Mr Z che con quei soldi ha comprato quote azionarie di quelle banche stesse. Ora se Mr Z cominciasse a vendere le azioni per rientrare dei soldi e ripagare anche se solo parzialmente il debito potrebbe provocare effetti devastanti: svaluterebbe, a seguito di vendite massicce, il valore nominale delle azioni e lascerebbe vagare pacchetti consistenti a prezzi di svendita  con il rischio di qualche OPA “ostile”, come le ha definite Berlusconi. Tra l’altro il fronte delle banche creditrici si è diviso: le straniere Bnp Paribas e la Royal Bank of Scotland hanno manifestato l’intenzione di rientrare comunque del loro credito che ammonta complessivamente a 1,6 miliardi di euro e le banche italiane UniCredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Bpm titolari di pegno su azioni proprie, per scongiurare il rischio di vendite da parte di Mr Z, lo rifinanzieranno e lo commissioneranno posticipando la vendita in attesa di tempi migliori.

E così quelle stesse banche che in questi giorni magari non vi rinnovano più il fido o non vi scontano più le fatture perché c’è la crisi, prestano 1,6 miliardi di euro a Mr Z senza colpo ferire. E’ l’ennesima vittoria della finanza malata sull’economia reale. Tra l’altro proprio in questi giorni il governo sta parlando di aiutare le banche ricapitalizzandole con il denaro di noi contribuenti. Come contribuente, per quanto piccolo, se le banche facessero quello che dovrebbe essere il loro compito: saper valutare la qualità dei progetti industriali e finanziarli, potrei accettare l’aiuto di Stato alle banche. Ma non posso accettare l’aiuto a queste banche che fanno finanza senza neanche avere l’adeguata competenza per valutare il rischio di credito di gruppi finanziariamente complessi. Di queste banche l’Italia che lavora e produce non ha alcun bisogno e aiutare loro e piuttosto che le imprese in difficoltà è da idioti.

Insomma le banche prestano a Mr Z i soldi per comprare azioni prendendo a garanzia le azioni stesse, chissà poi perché non se le sono comprate direttamente loro le azioni?, quando poi le azioni calano Mr Z va da le banche e dice loro: “Care banche devo vendere le azioni perché le perfide banche straniere rivogliono i soldi!” e le banche italiane: “ No fermo, non vendere che se no ce se comprano, i soldi te li diamo noi, non ti preoccupare, tanto adesso lo Stato ci ricapitalizza”.  E noi paghiamo…

E così come Zorro lasciava la sua Z sul sedere dei pantaloni del sergente Garcia così Zalesky, novello Zorro dei giorni nostri, lascerà la sua iniziale sulle nostre chiappe. D’altronde, se non erro, el zorro in spagnolo significa volpe….

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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto