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giovedì 18 ottobre 2007

POPOBAWA



Scusate l’assenza prolungata dal post. Ma è un periodo che non ho molto tempo libero da dedicare al blog. Vedrò di farmi perdonare con una presenza più assidua, così come mi viene richiesto da più parti da decine e decine di lettori assidui del blog.
Detto questo veniamo all’argomento del presente post: Popo Bawa!
Quest’estate arrivando sulle bianche e tranquille spiagge di Zanzibar pensavo di essermi messo alle spalle la parte più pericolosa del viaggio in Tanzania (lo so, lo so vi sto parlando di nuovo della Tanzania e probabilmente ne avrete piene le scatole ma vi prometto che è l’ultima volta). Finalmente mare e sole e niente più notti in tenda tra iene e leoni della savana! Ma qui mi sbagliavo: iene, leoni ed elefanti erano delle creature innocue a confronto di Popo Bawa di cui però allora ignoravo l’esistenza.
Popo Bawa o Popobawa di cui qui a fianco vedete una ricostruzione è un mostro o demone abitante dell’isola di Zanzibar, anche se originario della limitrofa Pemba, dal corpo di nano con un unico occhio ciclopico, orecchie a punta, talloni appuntiti e con enormi ali da pipistrello (da cui il nome: infatti in Swahili popo significa “pipistrello” e bawa “ala”). La descrizione non viene da qualche ubriaco zanzibarino ma niente popò di meno che dal CSICOP (Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal) che sull’esserino ha aperto un “investigative file”. Ora il CSICOP è un comitato scientifico serio, è un po’ l’equivalente del nostro CICAP o Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale che spesso abbiamo sentito citare da Piero Angela nelle sue trasmissioni. Per questo tutta la storia va presa con la dovuta attenzione.
Va bene, quindi concludendo a Zanzibar esiste questo demone nano ma perché avrei dovuto temerlo? Perché, come spiega ancora il CSICOP e riporta anche Wikipedia, il nano sopra descritto è dotato anche di un enorme pene con il quale sodomizza gli uomini durante il sonno nel loro proprio letto e solo nel proprio letto. In particolare predilige scegliere le sue vittime tra quelli scettici sulla sua esistenza (io ci credo nel Popobawa!) e pare inoltre che il simpatico demone reiteri le sodomizzazioni su quelle vittime che non raccontano la loro esperienza ai vicini.
Quello che vi ho riportato corrisponde a verità: Zanzibar nel 1995 fu preda di un ondata di psicosi collettiva con gli uomini che dormivano insieme per strada per scampare alle grinfie di Popobawa. Anche il Corriere della Sera si occupò del fenomeno il 3 novembre del 1995 (vedi articolo riportato in calce).
Avete capito? Un nano sodomizzatore, si proprio un nano sodomizzatore altro che leoni e leopardi, gira impunito per Zanzibar e nessuno avverte i turisti?!?
Ma la Lonely Planet a che serve allora? E il Ministero degli Esteri non fa niente? Il sito “Viaggiare Sicuri” ha sottaciuto colpevolmente tutta la vicenda. E Giacobbo? Silenzio più assoluto! Quello a Voyager basta che parla dei Templari, ma questi non se ne vanno in giro sodomizzare a destra e a manca. Se andate a Zanzibar non mi dite che non ve l’avevo detto!
A sentirci presto, si è fatto tardi e vado a letto. A letto? Uhm mi sa che dormirò sul pianerottolo…

BIBLIOGRFIA:
Anon. (1996). "Ouch Ouch Ouch! Buggered by Batman", Fortean Times, May 1996.
Carpenter, K.A. (2003). "In Your Wildest Dreams", Strange Horizons, 30 June 2003.
Nickell, J. (1995). "The Skeptic-raping Demon of Zanzibar", Skeptical Briefs, December 1995.
Russell, D. (2001). "The Popobawa - A Zanzibari Incubus", X-Project Paranormal Magazine, 26 July 2001.
Saleh, A. (2001). "Sex-mad 'Ghost' Scares Zanzibaris", BBC News, 19 July 2001.
Jount, L. (2006). "Tanzania: sex attacks blamed on bat demon", All Africa News, February 23, 2007.
Saleh, A. (2007). "Sex attacks blamed on bat demon", BBC News, 21 February 2007



lunedì 8 ottobre 2007

CACCHIELLI VOSTRI!


Chi ha letto “Il senso di Smilla per la neve” di Peter Høeg forse ricorda che in Groenlandia esistono almeno nove modi diversi di dire neve. La cosa denota come per i groenlandesi la neve non sia neve e basta come per noi ma qualcosa di vivo che assume colori, forma e consistenze a seconda delle condizioni termoigrometriche in cui si trova: ognuna delle quali ha diritto ad avere un nome proprio appunto diverso e specifico.
Così anche in napoletano la varietà di termini relativi alla cacca e dintorni è ricca e colorata.
Un mio amico napoletano compagno di viaggio in Africa ci spiegò durante una serata zanzibarese che i “chiacchielli” erano i pidocchi che vivevano sui peli del buco del culo. Chissà quanti termini esistono in napoletano per indicare i pidocchi? Suscitando in noi vivo interesse e ammirazione per una lingua che aveva un nome specifico per un animaletto così insignificante che il buon Piero Angela non ha mai degnato del benché minimo interesse. Certo sono più interessanti i leoni o le balene ma provate ad avere uno di questi piccoli animaletti come abitante del vostro buco più sacro…
Comunque oggi questo mio amico mi avverte che un suo amico, napoletano anch’esso, l’ha colto in fallo! Non si dice infatti chiacchiello ma bensì cacchiello!. E mi manda, denotando una non comune onestà intellettuale, le mail di rettifica che il suo amico gli ha inviato. Mail che a mia volta riporto per intero certo di fare cosa gradita a tutti i cultori della lingua napoletana!


Caro mio discepolo,
si dice "cachiello", non "chiachiello".
Per il resto, è più o meno come dici tu:
- "cachiello" può utilizzarsi sia ad indicare un "figlio di papà", uno con la puzza sotto al naso, sia per indicare una persona modesta e di scarsa serietà, ergo, anche un uomo o ragazzo che corteggia qualsiasi donna che gli capiti a tiro; è in questa sua ultima accezione, in particolare, che il termine "cachiello" diventa sinonimo di "fariniello", persona fatta di una certa pasta, bellimbusto, cascamorto, impiccione;
- il "tarzaniello" è la piccola pallottolina di sterco che rimane "aggrappata" alla peluria del deretano dopo aver defecato, a mo' di Tarzan aggrappato alla liana.
Quanto a quelli che definisci "pidocchi del culo", forse ti confondi con il termine "chiattillo". "Chiattillo", letteralmente, significa piattola (pidocchio del pube, volgarmente noto come piattola per la sua forma schiacciata) ed è per questo che è adoperato altresì ad indicare persona molto attaccata agli schemi ed alle norme di comportamento, ingessata in un modello.


Solo una lingua nobile e figlia di una storia millenaria come il napoletano può avere una cotanta varietà lessicale!

giovedì 4 ottobre 2007

HOMER HA SEMPRE RAGIONE


VUOI VEDERE CHE HOMER AVEVA CAPITO TUTTO?

L’altra sera mentre in macchina me ne tornavo verso casa ascoltando la trasmissione Caterpillar alla radio (chi non la consce si senta in colpa!), sono venuto a conoscenza di quanto segue.
Un ex generale della Guardia di Finanza, credo in pensione, aveva trovato la soluzione ultima al delicato e annoso problema che tanto assilla lo Stato di Israele, Bush e tutti paesi occidentali, Italia compresa: il problema degli attentati kamikaze dell’estremismo islamico. Eh si, il solerte ex servitore dello stato aveva trovato quello che i migliori servizi di intelligence del mondo cercano da anni, in maniera infruttuosa e con enorme profusione di mezzi e di uomini.
Come tutte le soluzioni ai grandi problemi, la soluzione era lì a portata di mano, semplice, economica, di facile applicazione e soprattutto infallibile.
Si tratta di questo: il kamikaze islamico, per capirci quello che imbottito di esplosivo si fa saltare in aria nell’autobus gremito di civili nell’ora di punta, opera il suo gesto nella speranza di guadagnarsi il diritto di accesso al suo paradiso. Ora se in qualche maniera impediamo che la salma dell’attentatore possa raggiungere la sua agognata ultima meta allora sicuramente quest’ultimo perderà interesse a immolarsi per la causa del terrorismo. E come si ottiene questo vi chiederete? Semplice! Si deve rendere l’anima del terrorista impura e quindi indegna di accedere al paradiso. E come si fa a rendere l’anima del kamikaze impura? Semplice! Se ne contamina il cadavere al momento dell’attentato con carne di suino (animale impuro per eccellenza della religione islamica). E qui l’ex generale delle fiamme gialle spiegava che durante un esplosione brandelli di carne di terrorista vengono a contatto con brandelli di carne delle vittime. Ora se le vittime portano addosso capsule contenenti carne di suino, allora il gioco è fatto. La commistione tra salma e animale impuro è assicurata! Genio di un finanziere!
A questo punto mi domando se al posto di utilizzare queste capsule, non si sa bene in che modo, non basterebbe mangiare una salsiccia e indossare una T-shirt con su scritto “Ho mangiato carne di porco” meglio se anche in lingua araba. Al costo di qualche euro si avrebbe una protezione che non potrebbe essere assicurata neanche dal migliore giubbotto antiproiettile in kevlar.
Ma vuoi vedere che Homer Simpson, che nel film che sta sbancando i botteghini dei cinema non si separa mai da un maialino, aveva capito tutto?

Spider pork, spider pork
Il soffitto tu mi sporc…

martedì 2 ottobre 2007

RICETTA PRELIBATA


RISOTTO ALL’ULTIMA SPIAGGIA
Mi si accusa di plagio. E allora oggi vi riporto una ricetta di cucina. Scrivere di cucina non è originale, lo so, ma la ricetta che vi propongo è originalissima avendola inventata io stesso l’altro giorno. Eccola qui: “risotto all’ultima spiaggia”.
No, non centra niente l’isola dei famosi! Il titolo dipende dal fatto che ho deciso di sbrinare il frigorifero e relativo congelatore. So che è una cosa che andrebbe fatta ogni anno, il mio frigorifero ha sei anni e non l’ho ancora mai sbrinato con il risultato che nel congelatore ci sono strati di ghiaccio da far invidia al pack antartico. Prima di sbrinarlo ho deciso di svuotarlo consumando tutto quello che vi è contenuto senza comprare nel frattempo nulla che debba essere conservato in frigo. Lo svuotamento è a buon punto ma il risvolto della medaglia è che per cucinare mi resta ben poco! L’ultima spiaggia della cucina. Appunto!
Ma andiamo con ordine. Per prima cosa gli ingredienti.
INGREDIENTI: riso per risotti (meno male che non si deve conservare in frigo altrimenti non ci sarebbe stato neanche lui), una pinta di Guinness (vivendo in Italia capisco che è difficile reperirla alla spina per cui va bene anche in bottiglia da 33 cl come l’avevo io), foglie di salvia fresche, olio extra vergine di oliva, minipanetti monoporzione di burro (l’ultimo rimasto in frigo), preparato per brodo granulare vegetale tipo Knorr (io almeno avevo quello).

Per prima cosa aprire la bottiglia di Guinness e versarne lentamente una metà in un capiente bicchiere di vetro. Fatto? Bene allora a questo punto uscite in balcone e cogliete qualche foglia di salvia (meglio se le foglie sono piccole). Ritornate quindi in cucina e finite di versare la Guinness. Essere stato due volte in Irlanda sarà servito pure a qualcosa. Prendete una pentola antiaderente e versatevi dell’olio e mettetela sul fuoco. Nell’attesa che l’olio si scaldi date la prima generosa sorsata alla Guinness, ve la siete meritata! Ora che l’olio è caldo lasciate friggere, mi raccomando a fuoco lento, le foglie di salvia. Aggiungete all’olio e salvia anche un po’ di granulare Knorr. E qui ci sta tutta la seconda sorsata! Prima che la salvia si secchi troppo aggiungete il riso e mescolate con un cucchiaio di legno. Quando il riso si sarà imbrunito aggiungete un cucchiaio abbondante di Guinness per ogni porzione prevista. Quando la birra si sarà assorbita cominciate ad aggiungere il brodo che nel frattempo avrete fatto. Non l’avete fatto? Non vi avevo detto di farlo? E vabbè me ne sarò dimenticato, che volete sarà stata la birra. A questo punto il più è fatto. Potete tirare un sospiro di sollievo e una sorsata alla birra. Man mano che il brodo si assorbe ne aggiungere altro fino a cottura completa del riso. Per ogni mestolata di brodo aggiunta: una sorsata di birra! Quando il riso sarà al dente aggiungete una noce di birra (ops volevo dire burro) per ogni porzione e mantecate il tutto. Bene il riso è ultimato e la birra ahimè pure. Quindi aprite un'altra bottiglia di Guinness e godetevi il risotto ben caldo.
Buon appetito.

sabato 29 settembre 2007

Luther Blisset



Io sono democratico per cui decido io. Non consentirò commenti anonimi a questo blog! Ognuno dovrebbe avere il coraggio delle proprie opinioni. Però forse ha ragione Paola quando dice a proposito dei commenti anonimi "più che coraggio si tratta di pigrizia (aprire un account google?), o di incapacità (e come si fa?)".

Per questo ho creato un account Google a nome collettivo che chiunque potrà usare per lasciare i propri commenti. A questo punto anche i più pigri sono accontentati: il lavoro di creare un account Google l'ho fatto io per voi! I commenti potranno essere lasciati così in forma anonima o (e la cosa sarebbe certamente più gradita) firmati con nome e cognome o con le iniziali o con uno pseudonimo, fate voi. Il limite di ciò e che chiunque potrà lasciare commenti a nome di qualcun altro...

Il nome con cui lascerete i commenti sarà Luther Blisset che vedete sopra riporato in foto.

A questo punto le istruzioni operative:

per lasciare un commento nei campi da riempire con i dati dell'account Google nel campo NOME UTENTE scrivete: luther-blisset@hotmail.it e nel campo PASSWORD scrivete: "morcatana" come il nome di questo blog.

Spero di essere stato chiaro e nel dubbio di non esserlo stato a sufficienza aggiungo un immagine spero esplicativa.

giovedì 27 settembre 2007

MORCATANA


Fermate tutti gli orologi

isolate il telefono

fate tacere il cane con un osso succulento.

Chiudete i pianoforti

e tra un rullio smorzato,

portate fuori il portatile.

Si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù

e scrivano sul cielo il messaggio:
MORCATANA E' NATO.


Eh si, proprio così! La votazione democratica si è conclusa e voi assidui e fedeli frequentatori del blog ne avete scelto il nome: Morcatana, appunto.


E' morcatana sarà:

il vostro nord, il vostro sud,

il vostro est e ovest,

la vostra settimana di lavoro

e il vostro riposo la domenica,

il vostro mezzodì, la mezzanotte,

la vostra lingua, il vostro canto.


PS. Avrei qualcosa da ridire sulla vostra assiduità e fedeltà ma lasciamo stare...

lunedì 24 settembre 2007

THE SIMPSONS


Ieri ho visto al cinema "I SIMPSONS - IL FILM". Posso dire solo una cosa :

"MITICO"


  1. M come "Miss K Lorina" (Bart)

  2. I come "Il fatto che non mi interessi quello che stai dicendo, non vuol dire che non ti stia ascoltando" (Homer)

  3. T come "Tentare è il primo passo verso il fallimento" (Homer)

  4. I come "Il mio ometto tutto speciale ..." (Marge riferendosi a Bart)

  5. C come "Ciucciati il calzino" (Bart)

  6. O come "Ok cervello, io non piaccio a te e tu non piaci a me... ma facciamola questa cosa così potrò tornare a bombardarti di birra... affare fatto." (Homer)

Chi non vedrà il film è un FLANDERS

venerdì 21 settembre 2007

MITUMBA (part II)


Dicevamo, la mamma tedesca lascia la maglia da calcio usata nell’apposito cassonetto per la raccolta e... A questo punto devo confessare di essermi appisolato. Perché in TV le cose interessanti le trasmettono solamente a notte tarda, ad orari impossibili? Perchè? Vabbè ma questo è un altro discorso. Comunque tornando alla maglia tedesca credo di aver capito nel dormiveglia che dalla Germania è arrivata ad Ercolano (Ercolano?!?) e da qui via nave a Dar Es Salam. E qui mi risveglio! A Dar Es Salaam che sta in Tanzania, di cui è la capitale economica, il mese scorso ho trascorso un paio di giornate. E le immagini trasmesse dalla televisione mi sono familiari e mi rievocano vividi i ricordi africani. E qui a Dar Es Salaam che i vestiti usati provenienti dall’Europa sotto forma di balle diventano Mitumba (allora è vero quello che pensavo è proprio swhaili e significa: balla!). Tra l’altro i tanzanesi definiscono questi mitumba come i vestiti degli uomini bianchi morti. Per loro è infatti inconcepibile che una persona viva si possa separare da dei vestiti che sebbene usati sono ancora in accettabile stato di conservazione. Ma gli africani nell’arte del riciclo sono dei maestri insuperabili, nulla viene buttato così i copertoni usati diventano suole per scarpe, le bottiglie di plastica imbuti e tazze. La nostra società dei consumi tanto avrebbe da imparare…
Comunque a Dar Es Salam c’è un mercato all’ingrosso di mitumba e la nostra maglietta, protagonista di questa storia, insieme a tanti altri vestiti riuniti in una balla di circa mezzo metro per mezzo metro per un metro viene venduta per 70.000 scellini tanzanesi ad un mercante di mitumba. Ora 1.700 scellini valgono circa un euro e 70.000 scellini (fate voi i conti) sono una bella cifretta per quei posti. Ma poi la signora tedesca la maglietta non l’aveva regalata? Adesso perché la vendono? Chi ci specula sopra? Sicuramente l’hanno detto quando dormivo maledizione! Vabbè! Comunque a questo punto il nostro mercante che fino a qualche anno prima faceva il contadino, (il terziario avanza anche a queste latitudini!) carica la sua balla su un autobus carico all’inverosimile e la nostra maglietta inizia il suo viaggio verso l’interno della Tanzania fin ad arrivare in un altro paese dove si svolge un mercato al dettaglio di mitumba. Qui ogni singolo capo di vestiario viene messo all’asta e venduto al migliore offerente. Tutte le contrattazioni vengono portate avanti con gesti concitati e il tutto ricorda la sala contrattazioni di Wall Street. A questo punto la nostra maglietta, insieme a molti altri capi di vestiario viene acquistata da una donna che si occuperà della vendita di questi capi agli utenti finali. Utenti finali che sono poi gli abitanti del suo villaggio di origine che si trova in un angolo remoto della savana, per cui la donna affronterà un viaggio di diversi giorni con i mezzi di trasporto più disparati ed improbabili tra zebre e giraffe. Ora questa donna non è una dilettante del commercio di mitumba ma è una che ha studiato, ha fatto addirittura un master! Il master è stato organizzato da una associazione di donne tanzanesi (in Africa sono le donne il vero motore dell’economia!), e lì in una baracca che funge anche da scuola le hanno insegnato cosa è il profitto. L’insegnante scrive sulla lavagna e spiega alle donne aspiranti venditrici che se comprano una balla a 70.000 e poi vendono il contenuto per un guadagno totale di 40.000 allora non va bene perché così c’hanno rimesso! Una bella lezione di economia reale basata su logiche semplici e elementari. Magari questo si potesse sempre dire anche dell’economia finanziaria!
La maglietta è giunta così alla fine del suo lungo viaggio: viene indossata da un bambino del villaggio a cui la madre compra questa maglietta “nuova”.
Ma anche i mitumba hanno le ore contate infatti i cinesi, maledetti sono sempre loro, stanno invadendo il mercato africano di falsi mitumba. Cioè vestiti nuovi di pessima qualità e fattura che vengono venduti come mitumba.
Che penso di tutta questa storia? Beh la prossima volta che torno in Africa mi porterò un sacco di magliette usate da lasciare direttamente ai bambini, magliette magari della Roma! Vedere tutte quelle maglie di Juve, Inter e Milan indossate dai quei piccoli calciatori di colore non mi è piaciuto per niente: è diseducativo!

giovedì 20 settembre 2007

MITUMBA


L’altro ieri sera, in seconda serata dopo aver visto Ballarò, stavo seguendo distrattamente la TV. Vespa stava dipanando con solerzia i misteri sull’eredità di Pavaraotti e sull’amore che lo legava alla Mantovani. Ho cercato di appassionarmi alla discussione ma non appartenendo ahimè all’asse ereditario mi sono accorto che di tutta la discussione non me ne importava una beata mazza. Cambio canale, si parla ancora di Grillo. Chissà perché se ne parla solo ora e solo in funzione dei commenti dei politici di turno. Polemiche sterili e che non entrano mai nel concreto dei problemi sollevati dal comico genovese. Vaffanculo. Cambio ancora canale e distrattamente sento su rai 3 pronunciare la parola “mitumba”. Qualcosa si accende! Il termine sembra appartenere alla lingua swhaili. Questa estate sono stato in Tanzania, dove appunto si parla lo swhaili, e in questa lingua che sembra quella propria dei bambini piccoli in età prescolare tutte le parole finiscono per umba, ambo, ungo ecc. Mi concentro sulla trasmissione che è presentata da Fabio Volo e capisco che sta presentando un documentario che si intitola appunto Mitumba. L’autore, intervistato da Volo, spiega che guardando alcune foto scattate dalla moglie in Burundi qualche anno addietro si era accorto che un bambino immortalato in una fotografia indossava una maglietta su cui campeggiava la scritta: Circolo Ippico Olgiata. A parte lo stridore di vedere accostati uno dei paesi più poveri del mondo col centro ippico di una delle zone più esclusive di Roma, incuriosiva l’autore la storia di questa maglietta che presumibilmente dismessa da qualche facoltoso rampollo romano era stata data in beneficenza a qualche associazione umanitaria che l’aveva fatta poi recapitare in Africa a quel bambino ripreso nella foto. A questo punto la trasmissione ha tutto il mio interesse. Come dicevo il mese scorso ero in Africa. Quando vado all’estero, come sanno bene i miei compagni di viaggio, non mi documento mai prima sulla mia meta e non uso guide. Non voglio che le mie sensazioni le impressioni suscitate si di me dai posti e dalle persone del luogo siano in qualche modo influenzate dalle impressioni e dai suggerimenti di altri. Quando però torno a casa divento avido di notizie sul paese visitato. A questo punto mi interessa confrontare le esperienze personali riportate con quelle di altre persone che quegli stessi posti hanno visitato. A questo punto gli appunti di viaggio di altre persone acquistano significato perché solo ora so di cosa stanno parlando. Per questo questa storia della maglietta mi interessa. Anche perché girando per la Tanzania mi aveva stupito la presenza massiccia di T shirt con scritte occidentali, in maggioranza magliette di squadre di calcio comprese quelle delle squadre italiane. Tornando alla trasmissione di Volo l’autore spiega che a quel punto aveva pensato di realizzare un documentario che seguisse la vicissitudini di una maglietta da calcio dismessa da un bambino tedesco e lasciata dalla mamma in un cassonetto per la raccolta degli abiti usati.
A questo punto però s’è fatto tardi e devo andare per cui il resto della storia ve la racconto domani.

TO BE CONTINUED….

martedì 18 settembre 2007

Canta che ti passa


Dopo la marchetta di ieri per il libro di mio fratello anche oggi un'altra marchetta! Certo se il buongiorno si vede dal mattino... E pensare che neanche mi pagano!

Comunque se suonate la batteria ma il vostro vicino vi minaccia con uno stinger! Se siete dei virtuosi dell'arpa celtica ma i vostri genitori vi hanno intimato un trasferimento coatto in Irlanda! Se amate cantare ma quando lo fate interviene l'unità di crisi della protezione civile.

Bene da oggi tutto questo non è più un problema. Alla montagnola in un delizioso e luminoso interrato Teto "Briatore" Riga, Massimo "Roscio" Di Gianvincenzo e Teresa hanno aperto due sale prova musicali, insonorizzate e dotate delle più avveniristiche strumentazioni musicali e di amplificazione. I prezzi sono modici, almeno a quanto mi riferisce Bono, e per qualche euro in più lo staff vi può far trovare qualche groupies nei bagni che rappresentano il vanto del centro musicale.

Per ogni altra informazione o richiesta "particolare" http://www.ridimusic.it/


PS In reltà apriranno solo tra qualche giorno ma voi intanto informatevi lo stesso.

lunedì 17 settembre 2007

Consigli per la lettura: "PURPUREO E GIALLO E' L'ULTIMO RESPIRO"



Purpureoeggialloèlurtimorispiro
“NUN PJATE QUELLA MEDDICINA DUE”

chenfatti cuesto libbro parla decerte cose che succedono inumposto ndo senventeno delle medicine incredibbili che cesemore cestà naregazzetta che achiameno erga, collacca davanti, che stà inumposto spazziale drento all’università collamichi e puro co lisorci allora lei umpò sela comanna eddice aregà io sò io e mò famio nesperimento teribbile che poi io divento famosa e medanno ernobbe dooscenzato chenfatti staregazzetta ancerto punto parla coiricercatori e iespiega lesperimenti cannodafa perchè lei nun è bbona che poi sta erga deve esse che cuanno era piccola prima è passata sotto nascala poi arotto trespecchi eppoi iattraversato lastrada unsambodromo degatti neri chenfatti prima ie more er professore suo e doppo lamica sua puro che poi scopre che quella zozza dell’amica sua se faceva engroppà dar professore che era puro padre de nantra amica sua che però questa nun stira ercarzino erga e lamichi sua ancerto punto che stanno all’università sepenzano tutti inzieme annamio appescasserolo a ammucchiasse, che labbruzzo costa meno der trentino e arisaparambiamo e poi ce so pure larrosticini. enfatti sammucchiano anche se poi per lei era la prima volta che prima nfatti sera fatta toccà solo da un bambino nano mezzoschifoso che cià la madre sudamericana che sa cucinà na pappa gialla mezzaschifosa puro quella che poi scopre che lassassino nun era er falegname che scriveva poesie incomprensibili e manco er maggiordomo cinese ma lamico suo con cui se cera ammucchiata così larresteno er libbro finisce.

Che poi mifratello accoltivava certe piante medicinali surterrazzo demimadre e anzi mò che ce penzo mesa che stolibbro la scritto lui.

Euri diecienovanta (chissaperchè nun hanno fatto undici)
Foschi editore

venerdì 14 settembre 2007

Cominciamo dal titolo

Siccome questo vuole essere un blog democratico, ho deciso unilateralmente di lasciare a tutti i frequentatori del blog la scelta del nome del blog. Potrete votare il nome tra quelli scelti da me (democraticamente) o proporre un nome voi stessi lasciando un commento a questo post. Buon fine settimana.

A tutti gli arrampicatori (sociali e non)

Vertical FonteRomaEur: Palestra di arrampicata a Fonte Meravigliosa.
Vi aspetto e portate i cerotti

credits

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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto