VIP

venerdì 21 settembre 2007

MITUMBA (part II)


Dicevamo, la mamma tedesca lascia la maglia da calcio usata nell’apposito cassonetto per la raccolta e... A questo punto devo confessare di essermi appisolato. Perché in TV le cose interessanti le trasmettono solamente a notte tarda, ad orari impossibili? Perchè? Vabbè ma questo è un altro discorso. Comunque tornando alla maglia tedesca credo di aver capito nel dormiveglia che dalla Germania è arrivata ad Ercolano (Ercolano?!?) e da qui via nave a Dar Es Salam. E qui mi risveglio! A Dar Es Salaam che sta in Tanzania, di cui è la capitale economica, il mese scorso ho trascorso un paio di giornate. E le immagini trasmesse dalla televisione mi sono familiari e mi rievocano vividi i ricordi africani. E qui a Dar Es Salaam che i vestiti usati provenienti dall’Europa sotto forma di balle diventano Mitumba (allora è vero quello che pensavo è proprio swhaili e significa: balla!). Tra l’altro i tanzanesi definiscono questi mitumba come i vestiti degli uomini bianchi morti. Per loro è infatti inconcepibile che una persona viva si possa separare da dei vestiti che sebbene usati sono ancora in accettabile stato di conservazione. Ma gli africani nell’arte del riciclo sono dei maestri insuperabili, nulla viene buttato così i copertoni usati diventano suole per scarpe, le bottiglie di plastica imbuti e tazze. La nostra società dei consumi tanto avrebbe da imparare…
Comunque a Dar Es Salam c’è un mercato all’ingrosso di mitumba e la nostra maglietta, protagonista di questa storia, insieme a tanti altri vestiti riuniti in una balla di circa mezzo metro per mezzo metro per un metro viene venduta per 70.000 scellini tanzanesi ad un mercante di mitumba. Ora 1.700 scellini valgono circa un euro e 70.000 scellini (fate voi i conti) sono una bella cifretta per quei posti. Ma poi la signora tedesca la maglietta non l’aveva regalata? Adesso perché la vendono? Chi ci specula sopra? Sicuramente l’hanno detto quando dormivo maledizione! Vabbè! Comunque a questo punto il nostro mercante che fino a qualche anno prima faceva il contadino, (il terziario avanza anche a queste latitudini!) carica la sua balla su un autobus carico all’inverosimile e la nostra maglietta inizia il suo viaggio verso l’interno della Tanzania fin ad arrivare in un altro paese dove si svolge un mercato al dettaglio di mitumba. Qui ogni singolo capo di vestiario viene messo all’asta e venduto al migliore offerente. Tutte le contrattazioni vengono portate avanti con gesti concitati e il tutto ricorda la sala contrattazioni di Wall Street. A questo punto la nostra maglietta, insieme a molti altri capi di vestiario viene acquistata da una donna che si occuperà della vendita di questi capi agli utenti finali. Utenti finali che sono poi gli abitanti del suo villaggio di origine che si trova in un angolo remoto della savana, per cui la donna affronterà un viaggio di diversi giorni con i mezzi di trasporto più disparati ed improbabili tra zebre e giraffe. Ora questa donna non è una dilettante del commercio di mitumba ma è una che ha studiato, ha fatto addirittura un master! Il master è stato organizzato da una associazione di donne tanzanesi (in Africa sono le donne il vero motore dell’economia!), e lì in una baracca che funge anche da scuola le hanno insegnato cosa è il profitto. L’insegnante scrive sulla lavagna e spiega alle donne aspiranti venditrici che se comprano una balla a 70.000 e poi vendono il contenuto per un guadagno totale di 40.000 allora non va bene perché così c’hanno rimesso! Una bella lezione di economia reale basata su logiche semplici e elementari. Magari questo si potesse sempre dire anche dell’economia finanziaria!
La maglietta è giunta così alla fine del suo lungo viaggio: viene indossata da un bambino del villaggio a cui la madre compra questa maglietta “nuova”.
Ma anche i mitumba hanno le ore contate infatti i cinesi, maledetti sono sempre loro, stanno invadendo il mercato africano di falsi mitumba. Cioè vestiti nuovi di pessima qualità e fattura che vengono venduti come mitumba.
Che penso di tutta questa storia? Beh la prossima volta che torno in Africa mi porterò un sacco di magliette usate da lasciare direttamente ai bambini, magliette magari della Roma! Vedere tutte quelle maglie di Juve, Inter e Milan indossate dai quei piccoli calciatori di colore non mi è piaciuto per niente: è diseducativo!

1 commento:

lucaft ha detto...

1-Dicevamo? Dicevamo chi? Dicevi semmai!

2- Le cose interessanti le fanno in tv a tarda sera perché altrimenti c'è il rischio che qualcuno le guardi.

3-Ma sei hai sonno perché non vai a dormire?

4-Non si riesce, in molti casi, a capire chi specula a casa nostra pensa in Africa...

5-La storia, come dicevo, è interessante ma a puntate...

6-La soluzione mi sembra alquanto "approssimativa"

7- Quando si parla dell' "Isola dei famosi" che è in prima serata?


credits

credits
Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto