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giovedì 15 ottobre 2009

MOZAMBICO 2009 - Parte 6


10/08/2009 Mueda (Seconda ed ultima parte)


Eh si doveva essere andata proprio come dicevo nel post precedente. Lo starnazzare che avevamo sentito venire da fuori proveniva proprio dalla nostra cena che infatti ci è stata servita non prima di un’ora e mezza da quando avevamo decretato la condanna a morte delle galinhe, da quando cioè, in altri termini, avevamo ordinato pollo per cena. Comunque mors tua vita mea: le galinhe, con tanto di patate fritte, erano ottime e certamente quanto meno freschissime.

Il giorno dopo, svegliandoci di buon ora, lasciamo la nostra lussuosa pensione senza acqua corrente e senza elettricità (come d’altronde però tutto il resto della ridente cittadina) per fare un giretto del posto.

Come spesso accade le cose più belle ci si presentano dinnanzi non richieste. Visitando i dintorni di Mueda ci accorgiamo infatti che la periferia è più bella e caratteristica del centro. Tra l’altro anche dal punto di vista paesaggistico non è poi così male… Avvicinandoci al limite occidentale del villaggio ci si può accorgere del fatto che Mueda sorge su un’altura che un burrone divide dalla valle sottostante. Il colpo d’occhio è da mozzare il fiato. Niente a che vedere con le impressioni pessime del giorno prima.

Stiamo per tornare verso la pensione per cercare qualcosa da mangiare per colazione quando veniamo incuriositi dal ritmico suonare di alcuni bonghi e tamburi, proveniente dall’estremità della strada principale. E qui sotto alberi dalle ombrose fronde, donne Makonde tatuate sul viso ballano le loro danze tradizionali vestite in abiti variopinti. Alcune indossavano maschere di legno che le coprivano completamente la faccia.

La cosa va avanti per tutta la mattinata e per di più gratis. Veniamo a sapere che a Mueda è festa perché ricorre l’anniversario del massacro omonimo. E questo spiega il fatto che tutte le scuole di danza tradizionale si sono date appuntamento sulla strada principale. Alla faccia di quanti volevano farci pagare per mostrarcele!

Non sono un appassionato di danza ne tanto meno so ballare (una volta il portiere di casa dei miei vedendomi ballare un liscio mi disse che potevo ballare anche la sigla del telegiornale e non credo che fosse un complimento!) ma devo dire che tutto quel dimenare forsennato di anche contrapposto alla ieraticità inespressiva delle maschere lignee aveva un non so che di suggestivo.

Il pomeriggio continuando le nostre peregrinazioni per i dintorni abbiamo visitato i villaggetti costituenti la periferia est di Mueda. E qui il destino ha voluto che trovassimo addirittura anche oggetti in legno del famigerato artigianato Makonde. Ma sull’autenticità di tutto ciò personalmente nutro seri dubbi. Lo scultore che vedo intento a tornire un mortaio di legno col suo tornio azionato dal piede infatti il giorno prima sicuramente lì non c’era. Eravamo difatti passati di lì la sera prima e ricordo senza ombra di dubbio che stavano costruendo delle improbabili finestre di legno.

Ad avvalorare questa mia supposizione c’è anche il fatto che la sera all’imbrunire vediamo il tipo, il sedicente scultore Makonde, passare in motorino con gli scatoloni carichi delle sculture invendute per tornare chissà dove.

Secondo me quelle sculture venivano dal mercato del legno di Dar Es Salaam dove vengono fabbricate la maggior parte delle opere artigianali in legno vendute in questa parte dell’Africa.

Noi comunque, nel dubbio, le sculture Makonde o simil-Makonde le abbiamo comprate lo stesso!


(Adesso fanno sicuramente bella mostra nelle nostre case, per lo meno nella mia, e le possiamo spacciare per Makonde originali senza tema di smentita. Credo che la probabilità di annoverare tra i miei ospiti un esperto di arte Makonde sia abbastanza remota…)

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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto