VIP

venerdì 12 settembre 2008

Amarula e vecchi amuleti. (terza ed ultima parte)


Qualcosa dovevo pur fare: gli eventi negativi ormai si susseguivano sempre più incalzanti e inquietanti. Ma cosa? Cosa? Si era intanto fatta ora di ripartire verso le Sipi Falls. Questa volta però il risalire in pullman per affrontare le ennesime quattro o cinque ore di viaggio non mi dispiace. Lo stare seduti sul pullman magari un po’ sballottati perché in Africa le strade sono quelle che sono, a fissare il paesaggio che fuori man mano si dipana colorato e suggestivo sempre simile ma sempre diverso è una esperienza ipnotica che ti rapisce e che ti fa pensare e riflettere. Pensare a cose futili legate a quello che si vede attraverso il finestrino: chissà dove vanno tutte queste persone che spingono delle biciclette, procedendo in verso contrario a quello di marcia del pullman, stracariche all’inverosimile di taniche e caschi di banane, se è da venti minuti che non vedo case o capanne? Oppure perché le donne si affannano a lavare i panni al ruscello se poi i panni li stendono semplicemente sul prato alla mercé dei bambini che giocano col fango ai polpacci e degli animali che si vanno ad abbeverare e non ultimo della polvere sollevata dalle auto e camion che passano veloci sulla strada? Ma anche a cose più profonde come a quanto ci aspetta in Italia che in questo momento è così lontana e non solo geograficamente. Insomma la propensione a pensare facilitata dal viaggiare è quello di cui ho bisogno in questo momento. E pensando, pensando mi è rivenuto in mente  quanto Greta qualche sera prima mi ha raccontato sui gris-gris: i talismani per scacciare gli spiriti negativi che gli stregoni di quella parte dell’Africa che ha visto nascere il voodoo, preparano su richiesta dietro adeguata ricompensa. Ora questi gris-gris, che alla fine sono dei pacchettini foderati in pelle contenenti ingredienti magici, possono essere positivi o negativi, come la magia che può essere bianca o nera, ma in quelli buoni non mancano mai le cipree le conchigliette bianche con cui si fanno braccialetti e collanine e che rappresentano un potente talismano. Ora qui siamo in Uganda e non posso certo sperare di incontrare un féticheur che mi confezioni un gris-gris su misura, come se fossi in Ghana o Costa d’Avorio ma magari a Kampala, tra qualche giorno, qualche sorta di idolo benevolo lo posso trovare. Sollevato dall’aver almeno impostato una qualche forma di strategia difensiva verso la mala sorte scatenata dalla vecchia macumbera mi appresto a trascorrere col cuore più leggero gli ultimi giorni di vacanza anche se ancora non mi sento del tutto tranquillo. E gli ultimi giorni passano sereni e tranquilli. Visitiamo le Sipi Falls alle pendici del monte Elgon e la vista che si domina da questo massiccio isolato toglie il fiato. L’Uganda si staglia verde con i suoi laghi ai nostri piedi. Possiamo riconoscere il Kioga e più vicino l’immenso Vittoria. E più lontano il lago Alberto e dall’altra parte il Kenia con le sue savane. Anche il giorno dopo alle sorgenti del Nilo scorre tranquillo come se la malasorte avesse deciso di lasciarmi tranquillo per distogliermi dal mio proposito di trovare un opportuno e potente talismano o feticcio per sconfiggerla definitivamente. Ed effettivamente in questi giorni non ci penso ma quando giungiamo infine a Kampala scatta in me l’operazione: ricerca del feticcio. E il momento propizio si presenta quando ci fermiamo per un paio d’ore al mercato dell’artigianato locale. Tutti i miei compagni si disperdono tra i mille negozietti alla ricerca di qualche souvenir da riportare in Italia. Io ho un scopo preciso: trovare il feticcio portafortuna e non posso lasciarmi distrarre da tutto il resto. Ma da solo so che non ce la posso fare. Qui solo Greta mi può aiutare. Lei di certe cose se ne intende! La metto al corrente delle mie intenzioni e partiamo insieme per la ricerca. Giriamo per il mercato spostandoci di negozio in negozio come fanno le api di fiore in fiore. Io con i sensi all’erta teso come una corda di violino e sempre più nervoso man mano che il tempo passa e il feticcio non si trova. Lei più calma e rilassata anche perché probabilmente non si rende conto della soverchiante importanza della missione di cui l’ho messa a parte. Alla fine troviamo il negozio che sembra fare al caso nostro. E’ pieno di maschere e di statuine di legno. E nel mucchio, ormai preso da un’irrefrenabile impazienza, lo vedo! E’ lui l’idolo nero portafortuna! Ma “no” mi dice Greta “non vedi che non ha le conchiglie!”. Cazzo! E’ vero le conchiglie! Me ne ero dimenticato! Continuo con la ricerca e finalmente dal mucchio spunta lui: l’idolo nero conghigliatissimo. Ha una conchiglia al collo e una alla vita. Credo possa andare bene e anche Greta questa volta mi fa un gesto d’assenso. Tratto un po’ sul prezzo e per una quindicina di dollari me lo aggiudico e sono salvo. Ora fa bella mostra di se sullo scaffale della libreria (vedi foto). In questo momento, mentre scrivo queste stupidaggini al computer portatile, mi guarda inquietante. Non so se porta veramente fortuna… A me piace pensare di si. Comunque da quando ce l’ho non mi è capitato più niente di troppo negativo: l’aereo non è precipitato, non ho preso la malaria….

Però non si sa mai la prossima volta che vado al mare magari raccolgo qualche conchiglia e gliela aggiungo. Anche se non sarà una ciprea africana, certo male non gli farà.

2 commenti:

luther blisset ha detto...

So fare di meglio.
Mago Otelma

lucaft ha detto...

La storia è bella ed avvincente (forse un po' deboluccio il finale).
L'amuleto ti somiglia proprio.
Ma qualche foto quando la metti?


credits

credits
Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto