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lunedì 13 dicembre 2010

SEPOACSANEPMV

(Sistema Elettorale Plurininominale Ostracizzante all’Ateniese(1) con Sbarramento al NANO(2) e Premio di Maggioranza Variabile)

(1) del V secolo a.C.

(2) Non eletto in quanto Avente Numero Ostracizzante di voti.

In questi giorni si fa molto parlare di legge elettorale. L’attuale, la legge Calderoli (quella denominata porcellum per intenderci), sembra non piacere quasi più a nessuno: né a chi l’ha redatta né all’opposizione né a parte della stessa coalizione che con quella legge ha vinto le elezioni del 2008. Il problema è che nessuno o quasi, vuole votare con questa legge; tutti la vogliono cambiare ma ognuno ha un’idea diversa di come la nuova legge dovrebbe essere. Visto che ognuno esprime la sua opinione, anche io, nel mio piccolo, voglio dare il mio personale contributo.

Parlando di legge elettorale bisognerebbe riuscire ad elevarsi al di sopra di quelli che sono gli interessi di parte e guardare a quelli che sono gli interessi del paese. Bisognerebbe scegliere cioè una formula elettorale piuttosto che un’altra, non tanto in base ai vantaggi che questa potrà portare alla fazione politica di appartenenza ma in funzione delle garanzie che questa può dare in termine di rappresentatività degli elettori e di difesa della democrazia del paese. Nella frase che avete appena letto ci sono una serie di concetti che vale la pena di approfondire prima di andare avanti nella descrizione della mia magnifica proposta di legge elettorale.

Vediamoli: il fatto che si parli di votazioni, e qui aggiungo libere, implica il fatto che si riferiscano ad un sistema democratico (i sistemi totalitari in genere tendono ad evitare le elezioni e se le fanno non sono comunque libere ma vengono tenute solo pro-forma). Ora la democrazia che etimologicamente parlando significa governo del popolo, non è che sia proprio quella forma di governo perfetta che si vuol fa normalmente credere. La tirannia, ad esempio ma solo se io (e dico io, solo io e nessun altro) fossi il tiranno, sarebbe una forma sicuramente migliore di governo! Ma temo che tenderebbe inesorabilmente a confliggere con il concetto che ognuno di noi ha di tirannia e non sarebbe così pacificamente perseguibile…. E poi la democrazia è un concetto intrinsecamente imperfetto che porta insito in se stesso un imbarazzante paradosso. Basta infatti che la maggioranza delle persone sia favorevole ad un governo antidemocratico perché la democrazia cessi di esistere non potendo per sua natura opporsi alla volontà della maggioranza senza contraddittoriamente cadere nella negazione di se stessa. E qui emergono altri problemi intrinsechi di una forma di governo democratico. Il primo che appare subito evidente nel paradosso di cui prima, è legato al fatto che tutti i voti hanno uguale peso e valore: pensare che il voto, che so io, di Umberto Eco valga quanto quello dell’ultimo dei tronisti della De Filippi fa oggettivamente accapponare la pelle. Ciò unito al fatto che la democrazia è pericolosamente in balia dell’emotività del popolo, per sua natura facilmente suggestionabile, porta a quegli eccessi di potere decisionale del popolo stesso che portano alle conseguenze antidemoicratiche del paradosso o per citare un esempio eclatante, alla crocifissione di Cristo e alla liberazione di Barabba.

Sul primo punto cioè sul fatto che tutti i voti hanno lo stesso valore indipendentemente dalle competenze o incompetenze di chi li ha espressi, non si può fare nulla: qualsiasi tentativo di dare un peso diverso al voto in funzione della cultura, del censo o dell’età aprirebbe facilmente la strada a forme discriminatorie non tollerabili in un paese civile e moderno.

Sul problema dell’emotività del popolo e sulle derive demagogiche e populiste che può prendere la democrazia si può fare molto, sicuramente molto più di quello che si fa oggi. Vediamo di spendere qualche parola di più al riguardo. La democrazia è il potere del popolo ma di quale popolo si parla? Del popolo sovrano o del popolo bue? E che differenze ci sono?

Direi che il popolo sovrano è quello che informato e consapevole sceglie, qualora la legge elettorale glielo consenta (ma ora non è così), i suoi rappresentanti in parlamento. Ma è anche quello che sceglie di non votare perché non c’è nessun politico in grado di rappresentarlo e non per questo deve avere meno diritti.

Mentre il popolo bue è quello che si lascia trascinare dalle false promesse e dalla retorica di demagoghi senza scrupoli che sapientemente fanno leva su sentimenti irrazionali di paura e di odio nei confronti dell’avversario politico e delle minoranze spesso usate nelle vesti di capro espiatorio dei problemi che si è incapace di risolvere. Il popolo bue è quello che cede alle lusinghe di moderni despoti che parlando alle pance dei sudditi promettono “panem et circenses” (oggi potremmo dire “magnum fratem”) sfruttando il potere mediatico di cui dispongono. Il popolo bue è quello che ha subito il rapporto diretto, risultandone poi manipolato, di leader quali Hitler, Mussolini e Péron.

Scusate la retorica alla Nichi Vendola ma mi è scappata…

Le moderne democrazie dovrebbero evitare le facili manipolazioni del popolo, dotandosi di organi di controllo (le authority di cui si parla tanto) che indipendenti dal potere politico impediscano il verificarsi di questi fenomeni e di un giornalismo libero (si pensi ai rischi altissimi per la democrazia che possono derivare dal controllo della politica o dei poteri forti di quello che si definisce quarto potere) che smascheri quanto di falso, pregiudizievole e diffamatorio dichiarano i leader politici.

Diciamolo però subito, a scanso di equivoci, seppure profondamente imperfetta la democrazia è il minore dei mali possibile e ce la dobbiamo tenere stretta e difenderla da chi vuole attaccarla, dalla demagogia e dal popolismo e dalle derive totalitaristiche che ne possono discendere.

All’inizio parlavo anche della rapprentatività che la legge elettorale deve garantire. A mio giudizio dovrebbe garantire la rappresentanza di chi vota ma anche di chi non vota e non per questo possiede meno diritti. Mi spiego con un esempio. Alle ultime elezioni, che hanno avuto un’affluenza del 77%, il PdL ha a collezionato circa il 38% delle preferenze. Ora il 38% del 77% fa circa il 29% neanche un italiano su tre. Ecco credo che il fatto di avere il consenso di un italiano su tre non giustifichi il fatto di disporre del paese come si vuole solo perché si ha la maggioranza relativa dei voti.

E’ chiaro che basta e deve poter bastare la maggioranza relativa per governare ma per modificare le istituzioni e le leggi che sono a fondamento e tutela della democrazia bisognerebbe avere la raprresentanza della maggioranza assoluta degli italiani. Un po’ come nelle riunioni condominiali dove per deliberare i lavori di manutenzione straordinaria bisogna avere la maggioranza dei millesimi e non solo la maggioranza dei voti dei presenti all’assemblea.

Stabilito quello che una legge elettorale dovrebbe garantire veniamo alla mia meravigliosa proposta.

Come si possono arginare i rischi che possono derivare alla democrazia da derive populistiche e demagogiche? A volte ha senso voltarsi indietro per guardare avanti. E infatti nella storia della Grecia antica e più precisamente nell’Atene del V secolo a.c. , era presente l’istituzione dell’ostracismo che sembra essere la risposta giusta alla domanda di prima. L’ostracismo era un meccanismo attraverso il quale si votavano, incidendone il nome su dei pezzi di coccio, quegli individui che si pensava potessero rappresentare potenziali pericoli per la democrazia. Chi otteneva la maggioranza semplice dei voti veniva punito con un esilio decennale anche se non aveva compiuto nulla di penalmente perseguibile. Bastava infatti la possibilità di poter diventare dei tiranni potenziali per poter essere ostarcizzati e quindi esiliati.

Ai giorni d’oggi l’ostracismo così come veniva praticato ad Atene, sarebbe oggettivamente di difficile applicazione se non altro per la mancanza di cocci e non ultimo per la difficoltà di inserirli in un’urna elettorale…

Ho pensato quindi ad una versione riveduta e corretta dell’ostracisno. Durante le votazioni nella scheda elettorale si potrà esprimere una preferenza (cioè indicare quella persona che voglio che sia eletta nel collegio elettorale di appartenenza tra quelle indicate nella lista di partito) e al contempo anche un voto negativo “ostracizzante” (cioè si potrà indicare quella persona che non voglio sia eletta perché reputo possa rappresentare un pericolo per la democrazia o comunque per il paese in genere). Chiaramente si può esprimere anche solo il voto contro. In questo modo si può dare voce a quelle persone che non votano perché ritengono che non ci sia nessun partito o candidato che li rappresenti ma che saprebbero benissimo chi non vorrebbero mai a governarli.

Chiaramente il voto contrario sarebbe un voto che dovrebbe colpire il singolo candidato e non il partito di appartenenza. Il voto contrario andrebbe cioè decurtato dall’ammontare dei voti ricevuti dal candidato ostracizzato ma per non punire il partito il voto andrebbe comunque assegnato alla lista di appartenenza del candidato stesso ridistribuito tra gli altri appartenenti alla lista in proporzione ai voti ricevuti da ciascuno. Questo fintanto che i voti positivi per ogni singolo candidato superano quelli negativi ricevuti. Qualora i voti negativi di un candidato superassero quelli positivi l’eccedenza tra voti negativi e quelli positivi non andrebbe riassegnata alla lista ma persa definitivamente. Questo per penalizzare quelle liste che presentassero rappresentanti “impresentabili”. Chiaro no?

Il sistema da me ideato prevedrebbe collegi plurinominali, per garantire una certa proporzionalità e rappresentatività dei partiti minori, ed il turno unico per risparmiare sulle spese elettorali.

Per garantire una maggiore governabilità si garantirà un premio di maggioranza che avrà un tetto massimo, diciamo del 15%, ma che non sarà fisso ma attribuito in proporzione ai voti positivi ottenuti da tutti i rappresentanti della lista sul totale dei voti di lista (positivi + negativi).

Cioè se per esempio, la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti ha contabilizzato 70 voti positivi ma 30 negativi (cioè un 70% di voti positivi) si vedrà asseganto un premio di maggioranza che sarà solo il 70% del 15% di premio massimo. Questo sempre nell’ottica di convincere i partiti a non presentare dei “mostri” alle elezioni

Si lo so: non è quel sistema meraviglioso che vi avevo promesso ma mi sembra comunque, tutto sommato, un sistema elettorale abbastanza imperfetto e complicato da potere essere applicato tranquillamente nel nostro paese…

2 commenti:

Sandrina ha detto...

bell'idea quella del voto contro brù!!
anche se non credo ne basterebbe uno solo!
perchè non fai il politico così voto te invece che avere una crisi di panico nel cabinotto?
voterei a favore ovviamente... nonostante le tue dichiarazioni di tirannia :)

Unknown ha detto...

Tirannia illuminata però...


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