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sabato 2 ottobre 2010

Passaggio in India


Questa estate sono stato in India, in realtà sarei dovuto andare in Ladakh ma poi c’è stata l’alluvione… ma questa è un’altra storia, e come consuetudine di questo blog avrei dovuto già da tempo postare qualcosa su questo viaggio. Anzi sono sicuro che vi sarete chiesti i motivi del mio colpevole ritardo nello scrivere dell’India.

Le ragioni di questo mio ritardo sono semplici. La prima, mi spiace doverlo ammettere ma apprezzerete la mia onestà nel farlo, è la pigrizia. Ma effettivamente non è questa la ragione principale o per lo meno non la sola. Non ho scritto subito dell’India semplicemente perché nonostante le tre settimane trascorse laggiù, io l’India non l’ho capita! Eh si che ho cercato di integrarmi negli usi e costumi del posto, come potete evincere dalla foto.

Eppure una volta tornato a Roma, ho cercato di documentarmi, di leggere le esperienze di chi come me ma certamente con maggiori capacità di analisi e maggiore autorevolezza, ha fatto lo stesso viaggio, visto gli stessi popoli, le stesse religioni, le stesse abitudini, le stesse culture, gli stessi colori vividi, gli stessi odori o più spesso puzze, la stessa miseria e la stessa richezza e soprattutto gli stessi sguardi. Ma anche loro e parlo di Moravia e Pasolini, denunciano nei loro scritti la loro difficoltà se non l’impossibilità per un europeo di capire la concezione indiana della vita in tutti i suoi molteplici aspetti e contraddizioni.

E allora confortato dal fatto che nella mia difficoltà di comprensione non sono da solo ma in rispettabilissima compagnia, ho deciso di scrivere lo stesso quel poco che credo di aver capito dell’India e soprattutto le mie impressioni personali che mai come questo anno, vi avverto, saranno sconclusionate. Fatta questa sorta di outing non mi rimane che cominciare, ma trovo difficoltà a scegliere da che parte iniziare. Mi viene allora in mente quello che mi ha scritto Sammy su facebook al riguardo dell’India. Sammy è una mia amica, compagna di viaggio in Messico, Belize e Tanzania che è stata in India almeno un paio di volte. Da brava milanese va subito al sodo delle cose senza pedersi in troppi fronzoli e fatta partecipe delle mie perplessità mi ha scritto: “L'India all'inizio è un bel pugno nello stomaco, ma poi un po' la si digerisce! capirla non credo invece sia possibile!”.

Ecco l’India è proprio questo!

Nei prossimi post cercherò di andare oltre questa sintesi estrema raccontandovi quello che dell’India più mi ha colpito, emozionato e più di una volta lasciato sgomento.

A presto.

PS per i precisini: lo so che il Ladakh è in India. Ma è in Tibet: un altro paese rispetto all’India classica (quella di Dehli e Varanasi per intenderci) che ho visitato.

3 commenti:

lucaft ha detto...

Ah, sei ancora vivo, visto che scrivi qualcosa...

Sandrina ha detto...

Non per sminuire Moravia e Pasolini... ma credo che per provare a capire l'India si debbano interrogare fonti diverse, perchè noi occidentali abbiamo una forma mentis da cui difficilmente riusciamo a prescindere. Non mi ricordo se te ne avevo parlato quando eravamo in India, ma ti consiglio di leggere un libro stupendo, che forse ti potrà aiutare: "Nettare in un setaccio", di Kamala Markandaya, una scrittrice indiana degli anni '50.
Ciao Bbbbrù!

Unknown ha detto...

Lo farò.


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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto