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martedì 5 ottobre 2010

3 cose che so. (E che Piero Angela non ha mai avuto il coraggio di dirvi).


Ogni uomo produce al giorno circa un litro di saliva. In realtà la quantità può variare dal mezzo litro fino ada arrivare ai 2,5 litri, dipendendo la produzione da molteplici fattori: l’età, lo stato di salute, l’attività (si produce per esempio, più saliva in piedi o sdraiati che seduti: quindi guardatevi bene dal fare una gara di sputi se fate un lavoro sedentario). Per avere un’idea di cosa ciò può significare, diciamo che nell’arco della nostra vita produrremo circa 30.000 litri di saliva o per lo meno dovremmo sperare di produrne almeno una quantità simile. Per potere visualizzare materialmente questa quantità potete pensare ad una piscina circolare di 6 m di diametro e profonda più di un metro ma non è necessario che vi ci tuffiate dentro. Iniziamo e terminiamo la nostra vita sbavando e passiamo tutto il resto della vita ad inghiottire saliva per impedirci di sbavare. La saliva possiede molte caratteristiche utili senza le quali la nostra vita sarebbe molto più difficile. Infatti la saliva lubrifica il cibo facilitandone la deglutizione, lubrifica le pareti della bocca e dei denti facilitandoci l’espressione verbale (pensate a cosa significherebbe dover parlare sempre con la bocca secca e impastata), prepara il cibo alla digestione attraverso l’attacco dei suoi enzimi (prima digestio fit in ore) e protegge dalle infezioni nonché dalle carie dentali per le sue proprietà antibatteriche (per un uso personale è meglio dell’amuchina). Senza la saliva avremmo la bocca cronicamente infiammata ed infetta. Interessanti sono anche i risvolti psicologici della saliva. Passiamo tutto il giorno ad inghiottire saliva ma quando questa esce dalla nostra bocca cessa di essere saliva e diventa sputo, con tutte le valenze negative che questo termine si porta dietro. Nessuno di voi, almeno spero, berrebbe un bicchiere della propria saliva anziché ingoiarla durante la normale attività di deglutizione. Eppure è la stessa sostanza. Misteri della psiche!

Se non riuscite a vomitare spontaneamente ma ne aveste voglia, ecco l’elenco di quello che dovrete fare: per iniziare un respiro profondo, chiudete la glottide e aprite lo sfintere esofageo superiore (l’ingresso dell’esofago); sollevate il palato molle per cercare di evitare che il vomito vi coli dal naso (a meno che la cosa non vi piaccia); abbassate di botto il diaframma per creare una depressione nel torace che provocherà l’apertura dell’esofago e dello sfintere che lo collega allo stomaco. Nel contempo, dovreste contrarre i nuscoli addominali comprimendo così il contenuto dello stomaco che risalirà rapidamente l’esofago e transitando attraverso la bocca proromperà all’esterno. Fatto? Se non vi è riuscito non demordete si tratta di allenare il vostro diaframma e i vostri addominali e migliorare i sincronismi dei movimenti. Nell’attesa potete provare con l’osseravare in televisione qualche politico nostrano. Io ottengo ottimi risultati con uno bassino, settentrionale, con i capelli posticci…

Ogni uomo produce 705 millilitri di gas al giorno attraverso otto episodi di flatulenza. A chi dobbiamo la scoperta? Al Centro per la nutrizione umana dell’Università di Sheffield che nel 1991 reclutò dieci volontari, equidistribuiti tra uomini e donne, che dovettero vivere per ventiquattro ore con un tubo flessibile di gomma inserito per quaranta centimetri all’interno dell’ano. Il tubo era collegato ad un sacco di raccolta di plastica e tenuto fermo con della benda chirurgica che garantiva l’impermeabilità dei collegamenti (cosa non si fa per la scienza…). Ma gli studi sull’argomento non si sono fermati qui. Un luminare del Minneapolis Veterans Affairs Center ha utilizzato per la raccolta delle flatulenze lo stesso sistema del sacco-tubo rettale messo a punto dall’equipe di Sheffield ma per studiarne l’odore. I campioni delle flatulenze vennero in questo caso prelevati dai sacchi con una siringa e consegnati a due giudici che in un ambiente privo di odori spinsero lo stantuffo della siringa tenuta a tre centimetri dal loro naso. Annusando parecchie volte i gas intestinali i due fortunati giudici hanno poi dovuto valutarne l’”odore” secondo una scala linare da 0 (nessun odore) a 8 (odore molto fastidioso). Per quanto vi possiate lamentare del vostro lavoro c’è sempre qualcuno che fa un lavoro peggiore… Il risultato dell’anlisi di quella miscela di acido solfidrico (odore di uova marce), metantiolo (odore fetido di cavolo marcio) e dimetilsulfide (odore dolciatro tipico delle loffie, dove abbonda questo elemento) che prende il nome di scoreggia è il seguente: le donne le fanno con un’intensità di odore significativamente maggiore anche se ne producono una quantità lievemente minore. La prossima volta che in ascensore sentirete una puzza insopportabile non prendetevela col vostro amico ma con quella signora elegante che guarda il soffitto con aria vaga…

PS Sia il metantiolo che l’acido solfidrico sono estremamente infiammabili. Quindi se vi viene in mente di ripetere l’esperimento, attenti a mantenere le sacche lontane da fiamme libere o fonti di calore.

PPS Se pensate che mi sia inventato tutto accomodatevi:

Tomlin, J., Lowis, C., Read, N.W. (1991). Investigation of normal flatus productio in healthy volunteers, “Gut”, 32:665-669.

Suarez, F.L., Springfield, J., Levitt, M.D. (1998). Identification of gases responsible for the odour of human flatus and evaluation of a device purported to reduce this odour, “Gut”, 43, 100-104.

1 commento:

Alessandro De Benedetti ha detto...

Che bibliografia interessante! Da far invidia al CoE (Center of Expertise) dell'azianda in cui lavoro.

p.s. Sulla questione del vomito, ma non è sufficiente - e più semplice - il classico dito in bocca?


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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto