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venerdì 18 settembre 2009

MOZAMBICO 2009 - parte 2


08/08/2009 Johannesburg

Dintorni di Johannesburg. Dall’aereo vedo scorrere sotto di me la savana che si incontra prima di arrivare in Sud Africa, provenendo come nel mio caso dal nord. Credo si tratti della savana del Botswana o forse dello Zimbabwe.

Paolino sei là sotto? In tenda tra i leoni del Kalahari?

Questo assaggio di Africa vera alle luci dell’alba dall’alto dura poco. Neanche due ore e atterriamo a Johannesburg. L’aeroporto è enorme, moderno, pulito, funzionale. La cosa meno africana che abbia mai visto in Africa. Sembra di essere in Europa, anche per il clima (qui è inverno e la temperatura esterna non supera i 15°C). D’altronde qui siamo nella patria degli Afrikaans, i discendenti dei boeri che si insediarono qui provenienti dall’Europa secoli fa. E infatti qui sono tutti biondi, chiari di pelle, lentigginosi. Solo i neri che si incontrano all’aeroporto, addetti alla manutenzione, alla sicurezza alle pulizie, ti ricordano che sei comunque in Africa nonostante tutto. Ma qui l’integrazione deve farne ancora molta di strada.

C’è da dire che i bagni sono pulitissimi e quella che ho fatto stamattina presto, appena atterrato, è stata la cacata più a sud del mondo che abbia mai fatto fino ad ora. Ma non dispero di fare di meglio. E’ infatti nelle mie intenzioni di visitare, prima o poi, la Patagonia con le sue latitudini estreme.

E comunque del viaggio è bello il viaggiare e non la meta.


Questa ultima frase un po’ fuori contesto l’ho scritta perché una mia compagna di viaggio stava sbirciando quello che scrivevo. Ho sentito la necessità di fargli credere di scrivere solo cose profonde ed intelligenti. Così ho voltato pagina e ho scritto quella frase ad effetto. Poi ho chiuso il taccuino e ho cominciato a chiacchierarci sui massimi sistemi.

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Per il logo si ringrazia Lucaft qui ritratto in foto